lunedì 5 ottobre 2009

Asolo ... modello di inserimento scolastico

Asolo ..... modello di inserimento scolastico

fonte:
FAMIGLIA CRISTIANA
articolo di:
ALBERTO LAGGIA

«AD ASOLO UN BAMBINO NON È MAI STRANIERO»

Su circa un migliaio di studenti, un quarto è di origine extracomunitaria. In realtà tutti accolti come italiani.

Sulla parete dietro la scrivania del preside campeggia un manifesto del Movimiento contro la intolerancia con lo slogan Sólo una raza, la raza humana. Nel corridoio un enorme albero affrescato ha le bandiere delle nazioni al posto delle foglie e il grande tronco i colori dell’iride.

Basta "leggere" i muri di questa scuola per capire che qui la multietnicità è un’opportunità e non solo un problema, e l’integrazione è un valore e non un onere in più. Il preside dell’istituto comprensivo di Asolo (1.070 alunni provenienti da tre Comuni della Pedemontana), Orazio Colosio, fa parlare subito i ragazzi e i loro temi.

Questo l’ha scritto Nazime, un’alunna macedone di seconda media: «Il mio rapporto con i compagni di scuola italiani è molto speciale, perché mi accettano per quello che sono e non mi escludono mai dal gruppo. Ovviamente, c’è anche qui qualcuno che ogni tanto mi prende in giro e mi chiama "cecena". Io non so esattamente che cosa significa, però, anche se immagino che sia una cosa brutta, faccio finta di non sentire. A parte questo, i miei rapporti con i compagni di scuola italiani sono molto buoni perché mi fanno sentire come una di loro. Quando vado fuori, invece, mi sento indifesa, soprattutto quando qualcuno mi offende o fa battute, perché non so mai come rispondere e, se rispondo, mi urlano in faccia: "Allora torna da dove sei venuta". La ringrazio signor direttore di non aver proibito ai ragazzi stranieri di imparare, perché in questa scuola ho trovato il coraggio di tenere la testa alta».

Siamo ad Asolo, nel cuore della Marca trevigiana leghista, ma anche nel cuore della provincia che, secondo un recente studio della Caritas, meglio accoglie e integra gli immigrati.

Nel 1998 questo stesso istituto contava trecento studenti in meno e in tutto gli stranieri erano 12, compresi i due con passaporto statunitense. Altri tempi. Oggi su un migliaio di studenti 240 sono stranieri, cioè quasi il 23 per cento. «Ma abbiamo avuto anche situazioni limite di classi con il 55 per cento di figli d’immigrati», ricorda il preside. «Qui, però, come, in genere, in tutto il nostro territorio provinciale ad alta presenza d’immigrazione, ci siamo da tempo dati una politica, una formazione e strumenti per l’integrazione di questi ragazzi. Insomma, quando arriva un bambino straniero sappiamo cosa fare, nonostante i mezzi sempre più risicati messi a disposizione dal ministero».

I corsi di "italiano zero"

«Se riusciamo a tenere in piedi i corsi di "italiano zero" per gli alunni che sono in Italia da meno di due anni è solo perché facciamo i miracoli con qualche ora aggiuntiva e i pochi fondi dell’istituto. Eppure, le recenti esperienze realizzate con un curriculum didattico socio-affettivo proprio sull’integrazione dimostrano che queste iniziative sono utilissime», afferma Maria Grazia Beltrame, docente referente per gli studenti stranieri. Risultati? Buoni, a guardare i nomi dei vincitori delle borse di studio che l’istituto attribuisce a fine anno ai tre studenti migliori di ogni classe terza media. Tre su quindici sono finite ad altrettanti ragazzi d’origine straniera».

Nell’istituto da anni è aperto anche un Ctp (Centro territoriale permanente per l’educazione per gli adulti) che ha attivato, tra l’altro, dieci corsi di integrazione linguistico-culturale per donne straniere. «Grazie anche ai locali messi a disposizione dai Comuni dell’Asolano e della Pedemontana del Grappa, 112 donne provenienti da una trentina di Stati diversi hanno potuto partecipare a lezioni d’italiano con insegnanti in organico dell’istituto e a contratto. Le migliori hanno affrontato con successo l’esame di licenza media. Quel che più conta è che in questo modo si aiutano queste donne a integrarsi nel territorio, a riscattarsi socialmente ma, soprattutto, essendo anche mamme dei bambini che frequentano le nostre classi, a convincersi che la scuola è fondamentale per il futuro dei loro figli», osserva il preside Colosio.

Su 240 alunni definiti "stranieri", è nato all’estero solo il 59 per cento e quelli nati in Italia sono il 41 per cento. E se guardiamo solo alle scuole elementari, tra i piccoli sono decisamente di più i nati in Italia (54 per cento) rispetto ai nati all’estero (46 per cento). Ultimo dato: più del 50 per cento degli alunni nati all’estero frequenta comunque le scuole italiane da almeno cinque anni. Il preside lascia il commento ancora una volta allo scritto di una sua allieva di prima media, Lucrezia: «Mio padre è figlio di emigranti ed è nato nella Svizzera tedesca dove il nonno lavorava negli anni ’60. Nonostante fossero ben inseriti, spesso veniva schernito dai compagni svizzeri con frasi poco simpatiche e con l’appellativo di "cincalo", che significa zingaro. Questo mi ha fatto pensare che tutti possiamo essere stranieri se chi ci accoglie non è tollerante».

3 commenti:

  1. Brava tarta sempre pronta ad aggiornarci.Questo comunque non e frutto di un'amministarzione leghista, ma DELLA POLITICA DI INSIEME PER ASOLO che apoggia e ha sempre appoggiato l'operavto di Colosio.L'attuale ammnistrazione della Legha non si degna di rispondergli sul futuro della scuola, anzi la gelmini ha risposto a colosio che se non sa fare il dirigente può lasciare il suo ruolo di dirigente. Famiglia cristiana sostiene il buon operato della scuola in Asolo grazie però all'appoggio politico che ha trovato dalla precedente amministrazione.QUESTO è BENE FARLO SAPERE ALLA COMUNITA'.

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  2. ei cis ei
    spero ben che non si vantino di un risultato della precedente amministrazione ... sarebbe davvero troppo!
    oltre che a mettere colosio in una posizione difficile

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  3. Credo che la strada dell'integrazione dei bambini stranieri sia la migliore assicurazione sulla convivenza civile della nostra comunità. Questo articolo di Famiglia Cristiana dimostra che abbiamo ragione.

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